martedì 28 novembre 2017

Motivazione sociale e volontariato

Una motivazione intrinseca è alla base anche del volontariato, un attività di aiuto e di sostegno praticata gratuitamente da soggetti privati spinti da spirito di solidarietà e di giustizia sociale. Il volontariato è dedicato all'assistenza a persone in difficoltà o alla tutela della natura e degli animali.
Si pratica il volontariato, perché probabilmente viene avvertita la mancanza dello Stato ecc.
Nel volontariato rientrano tutte quelle organizzazioni che non hanno scopi di guadagno.
Il volontariato è un'attività svolta individualmente o in associazioni organizzate ed  è disciplinato dalla legge n.266 dell'11 agosto 1991 che regola il volontariato organizzato su base regionale con i Centri di Servizio per il Volontariato.
La legge 266 del 1991 stabilisce delle caratteristiche:
- totale gratuità delle prestazioni
- divieto di retribuzioni da parte dei soci
- democraticità della struttura associativa, elettività e gratuità delle cariche.












La Croce Rossa Italiana, che dal 1º gennaio 2014 è diventata un'organizzazione privata di volontariato, svolge le proprie attività impiegando personale volontario, mai retribuito.






Tabella presa da Wikipedia:


Croce Rossa Italiana
Emblema CRI.svg
Sede CRI a Roma, Via Toscana.jpg
Sede del Comitato Centrale CRI a Roma.
Stato
Servizio
Primo soccorso, Educazione Sanitaria, Diritto Internazionale Umanitario, Attività verso i giovani, Protezione e Difesa Civile, Attività Socio-Assistenziali
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150.000 volontari
19.000 + 10.124 militar

Dare un significato alla vita scolastica ( motivazioni )

Gli studi sulle attribuzioni valgono anche in campo scolastico.
Un alunno che confida in se stesso (attribuzione interna), si affiderà allo studio per avere buoni voti a scuola. Un alunno che invece non crede in se stesso, cercherà l'aiuto dei compagni o i suggerimenti dell'insegnante, e nel caso in cui avesse successo in mancanza però di aiuti, si convincerà che è stata fortuna.
E' importante lo stile attributivo, per esempio, chi è abituato a contare su se stesso, probabilmente è destinato a un migliore rendimento scolastico, gli studiosi lo chiamano self-serving bias, ovvero inclinazione verso se stessi.
Lo studioso statunitense Robert K. Merton chiama profezia che si autorealizza l'aspettativa dell'insegnante (positiva o negativa).
Inoltre, una forma analoga di influenza si verifica nel cosiddetto fenomeno Pigmalione, analizzato da Robert Rosenthal e Leonore Jakobson nel 1968.
Lo scrittore irlandese George Bernard Shaw, scrisse un opera teatrale intitolata proprio Pigmalione, nella quale un insegnante si propone di "plasmare" una donna di umili origini e di trasformarla in una donna dell'alta società.




Ecco due libri consigliati per convincere a studiare a scuola
e ad apprendere per tutta la vita









La motivazione intrinseca

L'apprendimento è molto condizionato dalla motivazione, che può essere intrinseca o estrinseca.
Vi sono situazioni nelle quali la motivazione dell'apprendimento è il premio o la ricompensa.
Questa ricompensa è definita dai comportamentisti "rinforzo" (e non è diverso dal somministrare cibo a un animale per stimolarlo a compiere un esercizio, motivazione estrinseca).
In altri casi, la motivazione è intrinseca ed è costituita dalla curiosità, una sorta di "motivazione cognitiva". E' il piacere che si prova, in alcuni casi, nel fare qualcosa, per esempio i calciatori, pur essendo ben pagati, si sentono frustrati se messi in panchina.
Il ruolo della motivazione intrinseca è stato dimostrato da alcuni esperimenti condotti nel 1949 da Harry Harlow e due suoi allievi su otto macachi sottoposti a giochi di intelligenza. Le scimmie premiate ottenevano risultati inferiori rispetto alle scimmie che non ricevevano ricompensa e che giocavano per divertirsi.





La motivazione estrinseca 

Di fatto un premio, un aumento di stipendio, l'approvazione dei genitori sono motivi frequenti dei nostri comportamenti.

A seconda del tipo di motivazione, si può distinguere tra obiettivi di padronanza e obiettivi di prestazione: nel primo caso, per esempio, uno studente si impegna perché è interessato ad accrescere la conoscenza; nel secondo si impegna per dimostrare le proprie capacità.
Gli obiettivi corrispondono a tipi di motivazione.
- obiettivi di padronanza  >  motivazione intrinseca
- obiettivi di prestazione  >  motivazione estrinseca

Anche lo stato d'animo svolge un ruolo importante, lo psicologo statunitense John W. Atkinsons ha individuato la seguente relazione:
- tendenza al successo > fiducia
- tendenza ad evitare il fallimento > paura



Dare un significato a ciò che accade

Il comportamento viene determinato non solo dalle nostre motivazioni, ma anche dalle nostre spiegazioni di quanto accade. Inoltre, le spiegazioni si chiamano attribuzioni e sono ragionamenti che facciamo noi, in base al nostro rapporto con il mondo e con gli eventi.
Ecco alcune delle principali teorie a proposito delle attribuzioni...

1) Secondo lo psicologo austriaco Fritz Heider esistono 2 forme di attribuzione sulla base della localizzazione della causa e ne ha individuato l'effetto sul modo di concepire la vita:
- attribuzione interna: attribuire a se stessi la causa di ciò che avviene e questo può avere aspetti negativi e positivi.
- attribuzione esterna: attribuire a motivi che non dipendono dalla nostra azione quanto accade.




2) Secondo Julius B. Rotter, l'individuo si sente responsabilizzato o deresponsabilizzato, in base a dove sia collocato il locus of control, punto di controllo.
Un locus of control esterno non rende responsabile l'individuo, ma anche il locus of control interno presenta un aspetto negativo, quando il soggetto si attribuisce la responsabilità di eventi che non lo riguardano.
Ciò nonostante, la motivazione al successo è maggiore negli individui a controllo interno, che si impegnano di più per ciò che desiderano (si tratta di locus of control of reinforcement, di rinforzo).






3) Lo psicologo statunitense Bernard Weiner ha individuato 3 aspetti fondamentali del processo di attribuzione:
- internalità (collocazione causa di un fenomeno, interna o esterna al soggetto)
-  stabilità ( carattere della causa costante o mutevole)
- controllabilità (possibilità del soggetto di controllare causa)






Esempio: se l'incidente è causato dallo stato di ebbrezza del guidatore, stiamo dicendo che: è provocato da una causa interna (colpa del guidatore) instabile (perché il guidatore non è sempre ubriaco) controllabile (perché può decidere se bere a dismisura o con moderazione).






Esempio: invece, se diciamo che l'incidente stradale è causato da una lastra di ghiaccio,stiamo dicendo che: è provocato da una causa esterna (non è colpa del guidatore) instabile (perché non sempre c'è il ghiaccio sulla strada) incontrollabile (non possiamo prevedere che il ghiaccio si formi).


 













Fattori personali e fattori ambientali


Secondo Kelley,[2] un osservatore comune farebbe inferenze sulla causa di un comportamento, solo basandosi sull'osservazione della frequenza di accadimento di un evento. La modalità sarebbe quella dell'analisi della varianza, in cui le persone e la frequenza di accadimento di un evento sono delle variabili indipendenti:

  • quando un evento accade solo ad una persona per più volte, l'individuo attribuisce l'accadimento di quell'evento a fattori interni all'individuo;
  • quando un evento accade ripetutamente a più persone, allora questo è attribuito a cause esterne, secondo il principio di covarianza

sabato 25 novembre 2017

La motivazione e le piramidi dei bisogni




La motivazione è alla base del successo

Prendiamo come esempio una squadra di calcio...
Un bravo allenatore deve essere in grado di motivare i singoli atleti e l'intera squadra, usando le parole giuste e individuando gli argomenti che spingono i giocatori a dare il massimo.
La motivazione è il "motore" della prestazione !!!!






La motivazione ad agire


CHE COSA CI SPINGE AD AGIRE ??
- VOLONTA'
- DESIDERIO
- PASSIONE
- CURIOSITA'
- INTERESSE
- BISOGNO
- ISTINTO    ...

"NON AGIAMO MAI SENZA UNA CAUSA!"

La psicologia raggruppa tutti questi termini sotto un unico concetto, quello di motivazione, ossia "l'insieme dei meccanismi biologici e psicologici che determinano l'azione, l'orientamento verso un obbiettivo (o, al contrario, il suo evitamento) e, infine, l'intensità della perseveranza: più si è motivati più l'attività è significativa e persiste nel tempo".

Però le motivazioni non sono tutte identiche, una prima distinzione è la loro origine...
Alcuni fattori sono soggettivi, dentro di noi, come gli istinti, i bisogni, le tendenze personali, i tratti caratteriali ( una persona golosa, per esempio, è indotta a mangiare troppo).




Altri fattori sono invece oggettivi e provengono "dall'esterno" o perché sono imposti dall'ambiente fisico o perché sono richieste della società (come vestirsi eleganti per andare ad un matrimonio)...




Un'altra distinzione tra le motivazioni tiene conto della loro importanza. Per esempio, lo psicologo statunitense Abram Maslow ha interpretato i fattori motivazionali come bisogni dell'individuo, che egli classifica secondo una precisa gerarchia rappresentata da una piramide.

I vari fattori motivazionali innescano un complesso processo di attivazione, ciò significa che l'individuo percepisce stimoli interni ed esterni, li valuta, stabilisce che cosa fare, quali obiettivi vuole raggiungere e prende quindi una decisione operativa.

Lo studioso Julius Kuhl nel 1985 ha distinto due tipi di orientamento motivazionale: l'uno centrato sull'azione (realizzare con decisione i propri propositi) e l'altro centrato sulla situazione (non riesce a passare all'azione).



Con la piramide del 1954 Abraham Maslow ha descritto la gerarchia dei bisogni.
Secondo il suo schema un bisogno di livello superiore può essere soddisfatto solo se è stato già soddisfatto il bisogno di livello inferiore.
Però secondo alcuni la gerarchia dei bisogni non sarebbe valida per tutti...
Un'altra critica riguarda il tipo di bisogni, perché in questo modo Maslow avrebbe dato peso più ai bisogni psicofisiologici piuttosto che a quelli psicosociali.
Considerando queste critiche Maslow nel libro Verso una psicologia dell'essere del 1968, ha aggiunto alcuni livelli di bisogni culturali e spirituali. Inoltre, la piramide di Maslow è stata ritoccata anche dai ricercatori dell'Arizona State University..
La nuova piramide prevede che anche quando sono stati soddisfatti, i bisogni non scompaiono, ma continuano ad agire sull'individuo. Anche se per molti studiosi la prima piramide del 1954 rimane il riferimento principale.

La Piramide dei bisogni di Maslow (1954)





Piramide della Arizona State University (2010)






Le 4 strategie che danno i migliori risultati per combattere la carenza di motivazione:

1. La motivazione è una scelta

2. Predica bene

3. Attento agli obiettivi che ti scegli

4. Smettila di cercare la giusta motivazione


Per scegliere di motivare noi stessi è necessario:
  • Capire cosa amiamo veramente. Cercare la motivazione per fare qualcosa che odiamo significa ingannare se stessi. Prima di chiederti come mai sei così demotivato, chiediti se stai facendo ciò che ami veramente. Insistere sulle continue delusioni non sempre è indice di tenacia o forza di volontà.
  • Fare una lista. La motivazione nasce dalla chiarezza di intenti. Scrivere una lista di ciò che desideri raggiungere ti aiuta a dare concretezza ai tuoi obiettivi, creando un’ancora nella tua mente a cui puoi aggrapparti ogni volta che sei demotivato.
  • Scoprire cosa funziona. Ognuno di noi ha il suo piccolo segreto per ritrovare la motivazione. Per quanto mi riguarda, il primo gesto della mattina ha un impatto considerevole sul resto della mia giornata. Scoprire queste piccole riserve di motivazione può aiutarti a ritrovare la spinta anche nei momenti peggiori.
Ognuno dei 3 punti elencati rappresenta una scelta: non aspettare di essere motivato per inseguire i tuoi obiettivi, scegli di motivare te stesso per inseguire i tuoi obiettivi ora.

sabato 4 novembre 2017

Impariamo con le immagini

...il cinema




Marco Brioni, giovane insegnante, incomincia a lavorare nella scuola elementare di un paesino siciliano.
Arrivato a destinazione Marco tra i suoi alunni conosce Salvatore: orfano di entrambi i genitori, provvede al sostentamento della nonna Maria e della sorellina Mariuccia.
Salvatore, perciò, non ha tempo per frequentare la scuola, e per questo motivo Marco decide di aiutarlo, facendogli lezioni a casa.
Così facendo, Salvatore compie nei confronti dell'insegnante, quello che, nella concezione psicoanalitica della relazione educativa, similmente alla relazione terapeutica, si chiama "transfert", ciò significa che il bambino vede nel maestro il padre che non ha più.
Marco si pone in "empatia" con Salvatore, anche se l'assistente sociale che segue il caso di Salvatore, non vede di buon occhio il legame tra Marco e Salvatore.
Alla fine, infatti, Marco torna a Roma, conservando sempre il ricordo del paesino di Sicilia.



locandina del film 


...internet 





Questa immagine è contro l'influenza della società
L'insegnante lascia che il suo allievo scopra la natura e rifletta sui suoi insegnamenti.
L'immagine è tratta dall'Emilio di Rousseau, XVIII secolo.
Le riflessioni che l'immagine suggerisce riguardano il fatto che un bambino isolato dall'ambiente esterno possa imparare da solo senza essere condizionato da nessuno...
Infatti, essendo in una società, è molto più semplice seguire quello che fanno gli altri, piuttosto che ragionare con la propria testa, in effetti a pensarci bene sembra più comodo, anche se in realtà è solo un enorme sbaglio.



...le immagini

Il fumetto propone in forma umoristica un problema diffuso nel mondo scolastico.

Il protagonista all'inizio dice di aver cercato di studiare, ma di non aver capito nulla, dopodiché confessa di non capire proprio la materia.
E poi continua dicendo di non aver capito bene sia l'orario scolastico, sia l'importanza della presenza a scuola..
E' evidente che il problema è la confusione del protagonista, che pone una serie di domande senza riflettere...
Magari l'unico problema è il metodo di studio, o magari ha rimosso gran parte di quello che gli è stato detto.

Kurt Lewin e la teoria del campo




Lewin, psicologo tedesco, è vissuto a Berlino dove ha insegnato filosofia e psicologia dal 1926 al 1933. In questa fase della sua vita sono stati importanti l'esperienza della Prima guerra mondiale, durante la quale ha scoperto come i soldati avessero una percezione dei luoghi diversa a seconda che fossero più o meno vicini al fronte, e il rapporto con gli psicologi della Gestalt Wertheimer, Kòhler, Koffka da cui ha tratto l'idea che la nostra esperienza non è costituita da un insieme di elementi distinti, ma da percezioni strutturate, in base a schemi innati, di oggetti e/o reti di relazioni e che solo in questo campo di relazioni trovano il loro significato. 
Lewin è stato tra i primi ricercatori ad applicare tali principi alle dinamiche dei gruppi e allo sviluppo delle organizzazioni, passando quindi alla psicologia sociale.

Lewin è ricordato soprattutto per la "teoria del campo", secondo la quale il comportamento è frutto di un'interazione tra personalità e ambiente.

I 3 tipi di leadership secondo Lewin:

LA LEADERSHIP AUTORITARIA

I membri del gruppo eseguono in modo fideistico la linea proposta da leader e non riescono ad esprimere creatività, competenza e capacità: pertanto la dinamica evolutiva interna è soffocante  e improduttiva. Sì può dire, però, che in situazioni particolari di emergenza, di pericolo e di urgenza, il ruolo di leader autoritario può essere determinate per l'efficacia dei suoi interventi tempestivi e per le sue capacità decisionali.





LA LEADERSHIP DEMOCRATICA

Il gruppo sviluppa la sua attività e persegue i suoi obiettivi, basandosi sul consenso e sulla compartecipazione decisionale dei diversi componenti. I componenti del gruppo discutono con il leader, gli obiettano determinate decisioni, ma collaborano e partecipano alla elaborazione del progetto di lavoro.





LA LEADERSHIP ANARCHICA

E' caratteristica di situazioni di gruppo effimere, cioè di breve durata, proprio per la debolezza del leader.
Esso è democratico, forse troppo, permette lo sviluppo di dinamiche anche conflittuali all'interno del gruppo e non interviene con una presa di posizione decisa, lascia andare le cose così come stanno, sembra indifferente ai bisogni del gruppo ed è incapace di intervenire per dare un preciso indirizzo.






LO SPAZIO DI VITA SECONDO LEWIN 

L'ellisse indica lo spazio psico ambientale in cui è inserito l'individuo, al di là c'è il mondo esterno sconosciuto ed ininfluente per la sua vita.
Il cerchio interno è la dimensione psichica e mentale dell'individuo con i suoi problemi e bisogni.
Gli spazi circoscritti tra il cerchio e l'ellisse sono quelle che Lewin chiama "Regioni Psicologiche", che possono essere anche fisiche e sociali ma sono aree esterne di forte interesse per l'individuo (il lavoro, la scuola, il proprio quartiere).
La differenza tra il bambino e l'adulto è evidente: il bambino ha meno problemi e meno contatti dell'adulto, l'adulto è più corazzato dell'adulto e meno ricettivo del bambino.







Tra le opere di Lewin ricordiamo Teoria dinamica della personalità (1945) e Il bambino dell'ambiente sociale (1948):






venerdì 3 novembre 2017

L'insegnante e il gruppo classe

L'immagine che l'allievo ha elaborato dell'insegnante incide sul suo comportamento.
Un ragazzo, infatti, è molto sensibile al giudizio del gruppo dei pari, cioè del gruppo classe, al punto di modificare i propri comportamenti sulla base di tale opinione.
Lo psicologo francese Marcel Postic, rileva che il gruppo classe è caratterizzato da:
- un gruppo di bambini o adolescenti
- un solo adulto (l'insegnante);
- rapporti costanti;
- presenza obbligatoria e finalizzata a uno scopo (istruirsi);
- ambiente funzionale e attrezzato (la classe).




Anche i rapporti all'interno del gruppo classe sono influenzati da fattori esterni: l'ambiente di provenienza di ciascuno studente, l'estrazione sociale, la disponibilità economica ecc., tutti fattoriche possono determinare la formazione di sottogruppi.
Ogni allievo infatti è "sballottato" tra l'influenza degli insegnanti e quella dei coetanei. Il sociologo statunitense Talcott Parsons ha tratto la conclusione che esistono 2 tipi di gruppo classe:
1. Il gruppo che accetta le regole del gioco e quindi persegue il prestigio derivante dal successo scolastico.
2. Il gruppo che sviluppa un orientamento egocentrico centrato sul comportamento dei coetanei.






Oggi  si ritiene che la situazione sia più complessa e che l'allievo subisca varie influenze: alcune sono tra loro incompatibili e generano un conflitto di ruoli che si traduce in un comportamento ambivalente.

Il dialogo educativo dipende da fattori esterni, ma anche dal ruolo dell'insegnante...
Secondo lo psicologo tedesco Kurt Lewin esistono 3 tipologie di stili relazionali (tipici di insegnanti e genitori):
- guida dominante: (l'insegnante) decide tutto, il bambino non ha autonomia.
- guida antiautoritaria (lassista): autonomia del bambino, senza punti di riferimento.
- guida autorevole (democratica): prende le decisioni insieme agli allievi, autonomi con un punto di      riferimento.

Come deve essere un buon insegnante secondo                                        i genitori ??? 


 1) Senso dell'umorismo: è una qualità importante al fine di coinvolgere gli studenti a scuola, sdrammatizzare tensioni e rendere le lezioni più avvincenti, o addirittura memorabili.
2) Lavoro di squadra: mai perdere di vista che non si è allievi contro insegnanti, ma una squadra che persegue un obiettivo comune, l’apprendimento.
3) Passione: una persona che non riesce solo a motivare gli studenti ad imparare, ma ad insegnare loro COME imparare, trasmettendo un metodo valido e significativo che costituisce un’eredità preziosa anche per gli studi successivi.
4) Sensibilità: il compito dell’insegnante è quindi saper scoprire e valorizzare le potenzialità di ognuno, permettendogli di spiccare in armonia con gli altri.
5)Equilibrio: l'insegnante ideale sa trovare l’equilibrio perfetto tra autorevolezza e flessibilità. 
6)Ascolto e reattività: al di là di programmi e nozioni, un buon rapporto con l’insegnante passa attraverso allo sviluppo e alla cura della comunicazione, e il massimo rispetto da entrambe le parti.
7)Professionalità: l'atteggiamento professionale è spesso ciò che fa la differenza, perché raramente quelli che vogliono solo fare “i simpatici” senza sostanza riescono a guadagnare il rispetto richiesto dal loro ruolo.


E secondo gli alunni ????



1) Rispetto da parte dell'insegnante
2) Entusiasmo per contagiare gli alunni
3) Tutti sono uguali, niente preferenze
4) Confronto con gli alunni
5) Interessarsi e aiutare gli alunni.
6) I primi a rispettare le regole devono essere gli insegnanti per dare il buon esempio,                solo così possono pretendere altrettanto dagli alunni.
7) Avere una buona autostima
8) Approfondire ogni tanto sui concetti e metodi
9) Costruire la lezione insieme agli alunni, però non mettere da parte troppo la lezione               classica, frontale.
10) Essere preparati e guadagnarsi la fiducia.

Ruoli e funzioni nel dialogo educativo

Ci sono 2 termini della sociologia:
- status
- ruolo

Il primo indica la posizione gerarchica e il secondo il comportamento o funzione di chi occupa quella posizione.
Il concetto di status implica una subalternità gerarchica, cioè un rapporto tra un superiore (docente) e un inferiore (allievo). La pedagogia moderna pone però l'accento sulla divisione di ruoli tra docente e allievi, piuttosto che sulla posizione.
Prima allo status si attribuiva un potere (di controllo, di valutazione e di punizione)






Oggi invece, si sostituisce uno status che proviene dall'indicare una direzione: l'insegnante è una guida (o un "facilitatore", come abbiamo già detto con Carl Rogers) in vista della realizzazione di un compito collettivo.





Esistono due tipi di ruolo:
-formale: quello istituzionalmente riconosciuto (rappresentante di classe, membro di un collegio);





-informale: non ufficialmente riconosciuto ( pigro, scorbutico, leader).


I ruoli formali sono spesso prestabiliti dalle istituzioni; quelli informali, invece vengono definiti nel corso di alcune situazioni (compiti in classe ecc…)
Inoltre il ruolo viene definito in rapporto ai gruppi di riferimento, ovvero l’insieme di tutte quelle persone che detengono il medesimo ruolo.



Lo status può essere legato al compito sociale, esempio: Lo status di animatore è legato al compito di far divertire le persone.




 Gli status possono essere collegati a diverse condizioni:
- economica: comprende la ricchezza, il reddito;
- il potere: comprende l’influenza sugli altri;
- il prestigio: il rispetto, la reputazione, la forma;
Status ascritto o acquisito: Si può avere uno status per due ragioni diverse; quando una persona possiede naturalmente alcuni requisiti ( sesso, famiglia di appartenenza, la salute) si parla di status ascritto. Altre volte, invece, per conquistare uno status occorre impegno e determinazione (test di medicina – laurea – medaglia ad honorem) e si parla di status acquisito.