martedì 27 marzo 2018

Seneca

Senecea e l'autoeducazione interiore 

Lucio Anneo Seneca rappresenta un diverso orientamento: egli, come l'imperatore-filosofo Marco Aurelio mira piuttosto alla cura di sé e all'autoeducazione interiore attraverso la filosofia.


Seneca

Marco Aurelio


Il pensiero di Seneca è influenzato in particolare dallo stoicismo, una delle principali correnti filosofiche dell'età ellenistica.
Nelle lettere a Lucilio Seneca sostiene la necessità di migliorare se stessi dal punto di vista morale, seguendo l'esempio delle persone virtuose ed esaminando criticamente le esperienze personali.
E' sbagliato l'atteggiamento di quanti si dedicano allo studio senza mirare alla propria crescita interiore.

Autoeducazione interiore


 Seneca definisce in particolare la figura del saggio, il quale, secondo l'opinione degli stoici, controlla le proprie passioni con l'uso della ragione e accetta il proprio destino; il saggio, così inteso, è il vero "pedagogo del genere umano".
Seneca, quindi, critica le ricchezze e i beni materiali a favore dei beni spirituali e dello sviluppo etico dell'individuo. Il suo pensiero pedagogico è quindi rivolto al percorso di autoeducazione che ciascuno deve compiere. Seneca, con il richiamo all'interiorità, prepara il terreno al pensiero cristiano che a sua volta riceverà influenze dallo stoicismo.


STOICISMO



Diventare uomini

Uno dei riti di passaggio importanti, per i maschi, era quello durante il quale il ragazzetto deponeva l'abito puellare (la toga praetexta):



 e indossava la toga virilis

Toga praetexta e virilis



Che era detta anche libera, per partecipare simbolicamente all'ingresso nel mondo degli adulti.
Spettava al pater stabilire a che età il figliuolo dovesse affrontare questa svolta cruciale (solitamente, dai 13-14 ai 17-18 anni). Il genitore doveva anche tener conto anche dei tempi necessari per l'indottrinamento ad hoc appropriato, adatto ad un determinato scopo, adeguato, prima di stabilire che fosse venuto il momento giusto, perché il rito prevedeva che gli attori seguissero un copione piuttosto complesso..
La cerimonia segnava l'ufficializzazione della raggiunta maggiore età del giovane prevalentemente su un piano e per ambiti socio-familiari, piuttosto che giuridici...




Era una sorta di esame, che si superava dimostrando la propria preparazione. Il fatto che questo rito ricalcasse molto da vicino quello relativo alla traductio della sposa dalla casa paterna a quella del novello sposo, sia negli aspetti precedenti che nel clou  (rappresentato dalla pompa solenne, sta a significare l'abbandono definitivo dell'infanzia e l'assunzione di compiti e ruoli da adulti da parte dei propri componenti.






lunedì 26 marzo 2018

Gli Iuvenalia: gli antenati romani dei "Giochi della gioventù"

Come sappiamo, l'educazione fisica viene tenuta molto in conto, sia in Grecia sia nell'antica Roma:





l'ideale greco secondo cui l'atleta rappresenta l'equilibrio armonico da realizzare tra corpo e mente va perso a Roma con la specializzazione fisica. Durante l'impero, a partire da Augusto vengono rilanciate manifestazioni sportive d'impronta greca e avvicinate al gusto romano. Proprio per questo motivo, vengono creati i Collegia iuvenum che vanno assumendo un significato diverso:
se per Augusto essi hanno lo scopo di risvegliare nei giovani la passione per l'arte militare, Nerone privilegia più l'aspetto spettacolare. L'attività di queste associazioni giovanili finisce con i giochi chiamati Iuvenalia, creati proprio da Nerone, amante dello spettacolo.



I ragazzi si esibiscono, durante queste manifestazioni, sia in spettacoli drammatici e musicali, sia in prove di coraggio, di forza, di destrezza, sia in esercitazioni militari, in esercizi ginnici, in combattimenti e corse a cavallo: tutto ciò che sarebbe servito in caso di guerra.






I romani attribuiscono infatti all'attività fisica un valore pedagogico meno importante di quanto hanno fatto i Greci. In seguito anche altri imperatori hanno promosso gli Iuvenalia.
Anche oggi vengono promosse manifestazioni sportive giovanili, come i Giochi della gioventù, ma con uno scopo ben diverso: non solo per creare occasioni di spettacolo, quanto per stimolare la passione per lo sport e l'attività fisica nei giovani...


Lo studio e l'impegno civico (Cicerone)

Cicerone nel Sui Doveri (De Officiis), dedicato al figlio Marco, esprime i principi fondamentali che devono guidare un romano sia nel campo culturale, sia in quello sociale.





L'Humanitas ciceroniana, infatti, finalizza l'educazione alla formazione del cittadino..
Il cittadino deve migliorare e deve essere utile alla patria, come il pitagorico Liside con il tebano Epaminonda: come fece Platone col siracusano Dione ecc. ecc.


LISIDE




Anche dopo morti questi uomini continuano a ottenere il medesimo effetto con le loro immortali scritture. Essi non tralasciarono nessuna questione che riguardasse le leggi, la morale, il buon governo dello Stato. Anzi, come le api non si raccolgono in sciami per costruir favi, ma costruiscono favi perché sono naturalmente socievoli, così, e tanto più, gli uomini, appunto perché uniti in società per naturale istinto, mettono in comune la loro capacità di operare e di pensare...
Comunque, non è difficile, indagando la legge morale, vedere la gerarchia dei doveri.
Ma anche nell'ambito della convivenza umana c'è una gradazione di doveri, dalla quale si può comprendere la loro rispettiva preminenza.
I primi doveri sono verso gli dèi immortali, i secondi verso la patria, i terzi verso i genitori, e gli altri, a grado a grado, verso gli altri. Da questo, si deduce come gli uomini ordinariamente si pongano non soltanto se un'azione sia onesta o disonesta, ma anche, poste a loro due azioni onorate, quale delle due sia più onesta...



domenica 25 marzo 2018

L'organizzazione scolastica romana

L'ellenizzazione dell'educazione si manifesta in molti aspetti. I Romani imparano il greco, nell'educazione sono coinvolti schiavi greci come pedagoghi.
L'organizzazione scolastica romana è simile al mos maiorum, ma c'è anche la letteratura molto importante. Il mito di Eneide collega i due mondi: quello romano e quello greco.
L'Eneide (in latinoÆneis) è un poema epico della cultura latina scritto dal poeta Publio Virgilio Marone tra il 29 a.C. e il 19 a.C., che narra la leggendaria storia dell'eroe troiano Enea, che è una figura già presente nelle leggende e nella mitologia greca e romana, e compare spesso anche nell'Iliade;


Eneide

L'istruzione primaria, o lududs litterarius, comincia a 7 anni. Il magister o litterator insegna a leggere e scrivere. L'insegnamento del calcolo viene impartito usando sassolino e e inoltre, da un altro insegnante, il calculator. 



Calculi

Il livello di istruzione è molto basso. L'insegnamento è impartito in locali poco idonei attraverso un metodo ripetitivo-mnemonico e coercitivo, ovvero costrittivo e un frequente ricorso alle punizioni corporali. Per esempio, il poeta latino Orazio ricorda il suo maestro di grammatica come un uomo "manesco" (plagosus).
Le punizioni corporali sono inflitte con la ferula, cioè una canna con nodi di legno, e la scutica o la virga, cioè fruste di strisce di cuoio più o meno larghe.




Ferula
Gli studenti imparano l'alfabeto ripetendo i fonemi e collegandoli alla forma grafica corrispondente, riprodotta su tavolette di cera. Inizialmente, si impara a ricalcare le lettere e al termine di questo ciclo scolastico gli studenti sanno appena leggere e scrivere.


All'istruzione secondaria (12-15 anni) accedono solo i ragazzi provenienti da famiglie aristocratiche, che frequentano per 3 anni le lezioni di un grammaticus.
Le materie di insegnamento sono quelle della scuola ellenistica: grammatica, logica, retorica, musica, astronomia, geometria, aritmetica ( le sette arti liberali), a cui si aggiungono architettura e medicina.
Le arti liberali si suddividono in arti del trivio e del quadrivio.

Arti del Trivio e del Quadrivio

Arti del Trivio (artes sermocinales):
Arti del Quadrivio (artes reales):


Per quanto riguarda lo studio della poesia, Virgilio ha presso i Romani l'importanza che Omero aveva presso i Greci.

Virgilio

L'insegnamento segue una sequenza precisa. Dopo aver letto e spiegato il testo (praelectio), il maestro compie un'analisi estetica (enarratio) che riguarda sia la forma sia i contenuti. Oltre a quelle di Virgilio, gli studenti leggono le opere di Terenzio, Sallustio, Livio, Cicerone.
Anche in questo ciclo lo studio è prevalentemente mnemonico e lo scopo di questa istruzione è quello di avviare all'arte dell'eloquenza, ovvero di diventare eloquente, si parla, quindi, di una persona che sa parlare bene e che ha un linguaggio forbito.


L'istruzione superiore viene impartita nelle scuole di retorica, che vengono poi impostate secondo le indicazioni fornite da Cicerone nel De oratore: l'insegnamento di retorica, ovvero il magister discendi o rhetor, deve essere un professionista della parola, ma anche un esempio morale. Rifacendosi nella teoria e nella pratica al modello greco, egli guida gli allievi alla composizione di testi che devono essere recitati (declamationes). Con le opere di Cicerone, come il De oratore e il De inventione, gli allievi devono essere capaci di eseguire due tipi di esercizi: le controversiae, nelle quali due personaggi sostengono tesi opposte  (deriva dai sofisti), e le suasoriae, l'arte della persuasione, del dissuadere, del persuadere: per esempio, ad Alessandro Magno che si chiede se entrare a Babilonia nonostante gli oracoli esprimano un parere contrario.
Lo scopo delle scuole di retorica è quello di preparare un cittadino che possa intervenire nella vita politica o intraprendere la carriera forense il linguaggio tecnico della pratica giudiziaria, diventando avvocato: in un caso e nell'altro l'oratore deve essere capace di persuadere attraverso pubblici dibattici.




Nonostante il riferimento a Cicerone, queste scuole finiscono per privilegiare le competenze tecniche.



A Roma viene curata anche l'istruzione tecnico-professionale. A questo scopo, viene aperto, presso le abitazioni di famiglie aristocratiche, il pedagogium, nel quale schiavi, liberti, ma anche artigiani liberi, ricevono una formazione professionale specializzata. L'insegnamento viene impartito da maestri i quali sono a loro volta istruiti in collégia o corpora (corporazioni).


mercoledì 21 marzo 2018

Cicerone

Marco Tullio Cicerone è una delle figure più rappresentative della romanità: uomo politico, ma soprattutto filosofo, il quale ha influenzato la prosa latina. E' stato determinante nell'ellenizzazione della cultura latina, un processo che ha interessato anche la pedagogia romana.




 Anche lui come Catone è legato al mos maiorum, però cerca di conciliarlo con la più raffinata cultura greca. Ha contribuito a diffondere la filosofia greca nel mondo romano. Cicerone ha svolto la stessa funzione di "ponte" in campo educativo: con lui la paidéia ellenica diventa la humanitas latina, che si pone come nuovo modello educativo romano.
Egli si sofferma molto sull'istruzione superiore in vista della formazione dell'oratore, nella quale devono confluire erudizione ed etica.
Nel caso in cui non questi due concetti non risultino chiari, eccone una definizione:
- Erudizione = ampio corredo di cognizioni e informazioni relative a uno o più campi del sapere.
- Etica =  dottrina o indagine speculativa intorno al comportamento pratico dell'uomo di fronte ai due concetti del bene e del male.
Le discipline fondamentali sono la letteratura, la filosofia e il diritto. Anche Cicerone ritiene che il benessere dello Stato dipenda dalla bontà dell'educazione ricevuta dal cittadino: la riflessione pedagogica ha una forte valenza politica.
La sua opera più importante riguardo a questo è il De oratore, scritto sotto forma di dialogo.


Incipit miniato di un codice del De oratore,
conservato al 
British Museum


In esso Cicerone esamina la retorica e l'oratoria, questi sono gli aspetti principali per idealizzare un discorso:

  1. inventio, l'ideazione di un'orazione;
  2. dispositio, l'ordine degli argomenti;
  3. elocutio, l'uso di un linguaggio ricco (eloquenza)
  4. memoria, la capacità di ricordare - le mnemotecniche: quando associamo a delle immagini un contesto..
  5. actio, l'esposizione dell'orazione (azione), la parte più importante, specialmente per un politico.
Tutti recitano ..
Recitare significa scegliere di entrare in ruolo



domenica 18 marzo 2018

Catone e la difesa della tradizione contro la crisi repubblicana

In seguito alla seconda guerra punica, Roma è diventata una potenza marittima e commerciale.
Alla ribalta della società si affacciano nuovi ceti e le stessi correnti di pensiero ellenistiche non pongono più lo Stato e la collettività al centro, ma l'uomo nella sua individualità.
E' cambiata anche l'educazione dell'età repubblicana...
Le famiglie ricche affidano sempre più i propri figli a un servo o a un liberto istruito, il pedagogus.






Anche l'educazione femminile risente di questi cambiamenti: le ragazze delle famiglie più elevate vengono affidate a un pedagogus per studiare, sempre i casa, canto e danza e imparare a dipingere. In età precoce, però, si sposano, passando dall'autorità del padre a quella del marito.
Marco Porcio Catone, leghista dell'epoca e componente di alcuni gruppi di potere romani.




Per le critiche che muove alla società viene chiamato il Censore. Egli esorta a recuperare la vecchia tradizione che vede nel padre l'educatore naturale dei propri figli e così educa personalmente il proprio figlio, raccogliendo nei Libri ad filium Marcum i suoi insegnamenti di agricoltura, medicina e retorica.
Catone valorizza l'oratoria come virtù civica, ma solo in stretto legame con etica e politica.

Al mondo rurale e ai suoi ideali, Catone dedica un'altra opera, il De agricultura, nella quale contrappone il lavoro dei campi all'attività mercantile: l'oratore e il contadino potranno rendere di nuovo grande Roma.

De agricultura


Però le sue raccomandazioni, visto che sono rivolte al passato e non al futuro, rimarranno inascoltate...

L'educazione romana

Mentre in una città come Atene sono sviluppate le attività artigianali e mercantili, l'economia romana ha inizialmente soprattutto un carattere agricolo e la sua società è dominata da un'aristocrazia di proprietari terrieri.
Le informazioni che disponiamo derivano da scrittori posteriori, come Catone, Varrone, Virgilio.
In questa società delle origini predominano i valori della casa e della famiglia.
La trasmissione di valori è fondamentale. Il sentimento a cui si viene educati è quello della pietas i  quanto rispetto per i genitori, gli avi = antenati, la patria e la divinità, perché in un mondo contadino anche la religione è componente fondamentale per l'identità di un gruppo.



I valori della civiltà romana sono molto più vicini all'areté di Esiodo, cantone del mondo contadino greco, che a quella guerriera di Omero.
Inoltre, questo insieme di valori costituisce il mos maiorum, l'esempio che viene dagli antenati:
mos = costumi/tradizioni
maiorum = degli antichi

La prima educatrice è la madre, anche se giuridicamente inferiore all'uomo e comandata dal marito.
Copiuti i sette anni, il bambino passa sotto la protezione del padre, il pater familias, e non di un servo che funge da maestro. L'educatore è il genitore.
Attraverso l'esempio fornito dal padre, il figlio impara il necessario per amministrare un'azienda agricola e partecipare alla vita pubblica frequentando il foro ( la piazza principale di Roma).
Anche la prima alfabetizzazione viene fornita dal padre.
A 14 anni il maschio smette la "toga praetexta", orlata di rosso e propria dell'infanzia, e indossa, nel corso di una cerimonia, la "toga libera" o "virile", completamente bianca, acquisendo il diritto di sedere in senato per perfezionare la propria formazione politica seguendo i dibattiti dei senatori più anziani: per un anno quindi si dedica al tirocinium fori nella vita pubblica e, una volta assolto anche il servizio militare, può cominciare la carriera politica.




Dal 451 a.C. il punto di riferimento dell'educazione romana è rappresentato dalle Dodici tavole, lastre di bronzo esposte nel foro contenenti le leggi fondamentali della città.


Le Dodici tavole

Essi riassumono i valori propri del mos maiorum:
  • rispetto assoluto della tradizione;
  • pietas, cioè l'osservanza di regole sia etiche sia religiose tramandate dalle origini; 
  • rigore morale;
  • obbedienza alla legge, basata sulla patria potestas, il potere del padre.
La figlia femmina, invece, rimane sotto la tutela della madre per imparare i lavori domestici.



L'educazione nell'antica Roma

Antica Roma

La nostra società viene spesso definita la "società della comunicazione" , perché i mezzi di comunicazione di massa esercitano un'influenza profonda su tutti i processi in atto: politici, pubblicitari, conduttori televisivi e radiofonici, giornalisti, formatori, insegnanti, educatori ecc.
Sono tutte figure che devono essere in grado di padroneggiare le tecniche della comunicazione.
 Ma anche nell'antica Roma saper parlare in pubblico era fondamentale ed era anche uno degli obiettivi dell'educazione.
La comunicazione è considerata molto importante, specialmente a Roma, perché ha una res publica = la cosa pubblica.
Anche l'educazione per i romani è un fatto sociale, che integra gli individui nella vita della città: quindi essa ha un intento civico.

I Greci, già per l'educazione dei fanciulli parlano di paidéia, che indica un'ampia e complessiva formazione culturale. I Romani, invece, usano il termine educatio per indicare la prima formazione finalizzata allo sviluppo delle attitudini fisiche, morali e intellettuali.
Il modello educatio: è la versione romana della paidéia.
Mentre legato alla formazione culturale c'è il termine: humanitas, preferito da Cicerone, che corrisponde alla paidéia, con il significato di un'educazione raffinata, fondata su valori morali.
Il concetto di humanitas distingue i cittadini romani dagli schiavi e dai barbari. 


Organizzazione sociale di Roma

Le tre classi:

Nell’antica Roma, sin dai tempi più remoti, esisteva una divisione sociale.
La popolazione era suddivisa in PatriziPlebei e schiavi.




I Patrizi, pur essendo una minoranza costruivano il ceto dominante; le loro ricchezze e la legge a loro favore, davano loro privilegi e potere.
La plebe, che costituiva la maggioranza della popolazione, era costituita dalle persone più povere.
Molte le lotte tra queste due classi, anche interne, perché i plebei che individuarono le proprie capacità ed i mezzi di cui potevano disporre, cercavano sempre più di affermarsi nell’urbe.
L’altra classe era costituita dagli schiavi, che non avevano la cittadinanza e non godevano di alcun diritto.



Per saperne di più sull'antica Roma, qui troverete di tutto e di più:



Le strutture e il percorso educativo in età ellenistica



In età ellenistica. la prima formazione avviene in famiglia a cura delle donne di casa.
Dai 7 ai 19 anni i ragazzi frequentano la scuola pubblica, di cui si occupano i municipi. E' presente la figura del pedagogo che rappresenta per il ragazzo un riferimento di tipo morale.
Il maestro, invece, in questo caso: insegna.



Istruzione primaria  (dai 7 ai 12 anni)

In questi anni gli studenti imparano a leggere e a scrivere, imparano anche i primi passi riguardanti la matematica, inoltre anche la musica e la ginnastica. Sono frequenti le punizioni corporali.



Istruzione secondaria (dai 12 ai 20 anni) 

Riguarda la formazione umanistica e scientifica.
Il grammatico insegna la letteratura anche e il retore si occupa della produzione scritta e orale degli allievi.
E' presente l'efebato (18-20 anni) che durante l'addestramento militare prepara i militari a diventare atleti professionisti.





Formazione superiore

E' basata sulla retorica che mira a creare dei professionisti della parola, come avvocati..
Rimane, comunque, legata alla filosofia, che è lo strumento per una ricerca interiore individuale.

sabato 17 marzo 2018

Aristotele: la formazione integrale e l'educazione di Stato

Il terzo grande filosofo dell'Atene classica è Aristotele.



Egli privilegia l'analisi della realtà. Il suo pensiero etico-pedagogico si esprime soprattutto in due opere: l'Etica Nicomachea e la Politica.
Aristotele, come Socrate, stabilisce uno stretto rapporto tra comportamento morale e felicità. Solo una formazione integrale dell'uomo può permettere di raggiungere l'equilibrio: concetto centrale del pensiero di Aristotele.
L'educazione per Aristotele è essenzialmente educazione morale. Aristotele ha sempre presente la formazione del buon cittadino e il valore più alto per Aristotele risiede nella pura conoscenza , nell'amore disinteressato per il sapere. In quest'ottica, Aristotele riprende il concetto tradizionale di areté, e lo applica alla conoscenza e alla morale. Egli infatti parla due tipi di virtù: l'insegnamento e la ripetizione:

  • virtù dianoetiche, che consistono nell'esercizio dell'intelligenza;
  • virtù etiche, che riguardano il controllo delle passioni da parte della ragione
Aristotele si attiene al giusto mezzo (equilibrio). La felicità si raggiunge quando le virtù sono apprese al più alto livello. Ciò richiede un'educazione adeguata e completa, destinata ai cittadini liberi. 

Nell'educazione degli uomini, concorrono, secondo il filosofo greco, tre fattori: 
  1. natura, cioè predisposizioni di corpo e di spirito;
  2. costume = abitudini, modi di fare, tradizioni...
  3. discorso, ossia l'educazione propriamente detta, cioè gli insegnamenti ricevuti dai maestri.  
Un esempio di concetto, nel quale Aristotele stabilisce un equilibrio (tra cuore e cervello):



Secondo Aristotele lo Stato, che emana le leggi per la vita sociale, deve allora occuparsi anche dell'istruzione, che deve essere identica per tutti e quindi non può essere affidata ai privati: è allora necessaria un'educazione statale.
Aristotele prevede una educazione composta di tre cicli di sette anni ciascuno: 
il primo, da 0 a 7 anni affidato alla famiglia, e gli altri due, da 7 a 14 anni e da 14 a 21 anni, affidati allo Stato. 
L'educazione deve mirare alla perfetta formazione armonica dell'uomo, tenendo conto di tutti gli aspetti:

- fromazione fisica
- formazione intellettuale
- formazione morale: il teatro in particolare, secondo Aristotele, suscita nello spettatore un forte coinvolgimento educativo, che "libera" temporaneamente lo spettatore dalle emozioni. 

Così, Aristotele si fa assertore di una educazione liberale per la quale devono contribuire discipline come letteratura, ginnastica, musica e disegno. 





L'insegnamento della musica 


Quattro sono all'incirca le materie con cui si suole impartire l'educazione, la grammatica, la ginnastica, la musica e il disegno. Grammatica e disegno sono utili alla vita e di vasto impiego, la ginnastica sviluppa il coraggio, ma sulla musica potrebbe già sorgere qualche dubbio..

Lo stare in ozio par che contenga da sé il piacere, la felicità, uno stato di vita beato. E ciò appartiene non a quelli che operano, bensì a quelli che stanno in ozio, perché chi è in attività lo è proprio perché vuol raggiungere un qualche fine che intellettualmente non possiede, mentre la felicità è fine e tutti la ritengono accompagnata non dal dolore ma dal piacere. I migliori, comunque, cercano il piacere migliore e che deriva dalle fonti più belle. Per ciò gli antenati inclusero la musica nell'educazione non in quanto necessaria, ma in quanto essa serve a ottenere lo svago nobile che c'è nell'ozio e per questo pare che l'abbiano introdotta.  In realtà essi le danno un posto in quella forma di ricreazione che ritengono propria degli uomini liberi. Esiste una forma di educazione nella quale bisogna educare i figli non perché utile né perché necessaria, ma perché liberale e bella.






Aristotele ha lasciato libri destinati esclusivamente ai suoi studenti, chiamati esoterici ed altri invece destinati a un pubblico più ampio, definiti essoterici, che però non sono arrivati fino a noi.
Due discipline assumono una particolare importanza: la filosofia prima e la logica. La filosofia prima è quella che oggi chiamiamo metafisica e che si occupa dell'essenza delle cose.
La logica costituisce invece uno studio propedeutico: in quanto fornisce gli strumenti stessi della ricerca: infatti studia le leggi del funzionamento corretto del pensiero, espresso attraverso il discorso. 
La logica si occupa di molti argomenti, come l'analisi dei ragionamenti...
Lo scopo di Aristotele esprime due considerazioni a proposito del ragionamento induttivo e del ragionamento deduttivo ancora valide tutt'oggi.

Ragionamento induttivo

Questo ragionamento passa dai casi particolari a una conclusione generale. Le conclusioni del ragionamento induttivo non sono certe, ma solo provvisorie, a meno che non si possano verificare tutti i casi.

Ragionamento deduttivo

La deduzione è un ragionamento con il quale dal principio generale si ricava il caso particolare.




Isocrate: la formazione dell'oratore

Isocrate

Il programma culturale di Isocrate è però molto diverso anche da quello di Platone tant'è che egli intorno al 390 a.C. apre ad Atene una propria scuola in esplicita concorrenza con l'Accademia platonica.


La ricostruzione dell’Acropoli di Atene,
olio su tela dell’architetto tedesco Leo von Klenze,
 Neue Pinakothek di Monaco


Quando aveva cinquant'anni, Isocrate, che pure non occupò mai una posizione ufficiale, aprì ad Atene una scuola con cui influenzò il pensiero di un'intera generazione di uomini politici di primo piano. Ai quali indirizzò dei piccoli trattati che furono presi in grande considerazione. I primi di questi «opuscoli» riproponevano i modelli dell'Atene del V secolo. L'ultimo, una lettera aperta a Filippo il macedone scritta poco tempo prima di morire, auspicava che fosse quel re a realizzare le idee che Isocrate aveva «da giovane». Idee che, a suo avviso, in parte vedeva come già realizzate.


Rispetto a Socrate e a Platone, Isocrate rinuncia a una rifondazione del sapere ritenendo che non sia possibile raggiungere una verità assoluta. Egli persegue un ideale culturale ed educativo meno elevato.
Le sue orazioni sono rimaste per molto tempo un modello scolastico per lo stile oratorio.
Attraverso l'arte oratoria si propone di formare autentiche personalità...
In questo modo, anche Socrate come i sofisti, punta alla formazione di un uomo di Stato che sia una persona colta e onesta: politica, oratoria ed etica. Su questo si sofferma la sua opera Nicocle, mentre nell'Antidosis, illustra e difende la propria attività didattica.
La scuola di Isocrate è basata su un preciso programma. Dedicata alla formazione dell'oratore, durante i quattro anni viene fornita una preparazione enciclopedica, al cui centro si colloca l'arte della retorica.
Per l'insegnamento di questa disciplina sono fondamentali lo studio degli aspetti linguistico-grammaticali e l'imitazione: anche la matematica e la dialettica come basi per la retorica.
Nella formazione generale ha una grande importanza lo studio della storia e la capacità di trarre insegnamento dall'esperienza diretta.

Alcune opere:


Un'edizione del 1822



Isokratous Apanta, 1570

Socrate: la forza del dialogo

Una delle figure fondamentali per lo sviluppo non solo della pedagogia, ma di tutto il pensiero occidentale: Socrate.



I sofisti sono "professionisti della formazione", mentre Socrate dedica la sua vita alla filosofia: ai suoi allievi no trasmette un insegnamento tecnico , ma morale, per il quale non chiede un compenso.
Socrate insegna ai suoi interlocutori e li induce alla continua ricerca della verità.
Egli stesso è impegnato in questa ricerca, perché l'unica certezza che possiede è quella della propria ignoranza: "io so di non sapere". La strategia adottata da Socrate è complessa e assume l'aspetto di un vero e proprio metodo. Attraverso il dialogo, sottopone gli interlocutori a un complesso gioco di domande e risposte, mettendo alla prova le loro convinzioni. Egli pone la domanda: cos'è...?, e cerca la risposta nel concetto, cioè nella definizione della cosa esaminata. Sotto le obiezioni di Socrate, le tesi degli avversari crollano, perché si rivelano contraddittorie. Questa confutazione apre la strada a un'autentica ricerca della verità.




Socrate induce chi dialoga con lui a fornire egli stesso una risposta alla domanda iniziale. Questo aspetto del metodo socratico è chiamato maieutica, un termine che in greco indica l'arte della levatrice. Socrate paragona la propria attività a quella di sua madre, che era un'ostetrica: come la madre aiuta le donne a partorire corpi, così Socrate aiuta le menti a partorire idee. 
Egli si proclama ignorante, con un atteggiamento che viene definito ironia socratica: l'ironia sta proprio nel proclamarsi "ignorante" da parte di Socrate e nel considerare l'interlocutore "sapiente" per poi "smascherarlo". 


Differenze importanti tra Socrate e i sofisti: 

  • A Socrate non interessa la retorica, ma piuttosto la dialettica, come serrato dialogo, guidato dalla ragione
  • Socrate vorrebbe approdare alla definizione dei concetti di bene e giustizia, mentre ai sofisti interessa ottenere il successo.
  • Per Socrate la virtù non è insegnabile dall'esterno, ma appresa tramite una ricerca interiore

I veri valori, per Socrate, non sono i beni esteriori; i valori da coltivare sono quelli dell'anima, la conoscenza.. In questo modo l'essere umano ottiene la libertà e la felicità
La posizione di Socrate prende il nome di ottimismo etico, ed è stata ritenuta intellettualistica, perché ognuno si affida alla ragione e alla conoscenza. 
Ma oltre ad essere il primo dei grandi filosofi greci, Socrate è anche uno dei più grandi educatori.